Nicolò e(è) il futuro del Liscio

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È diventato uno dei protagonisti della ‘nuova ondata’ della filuzzi bolognese, Nicolò Quercia, il giovane fisarmonicista che, spinto da una passione sostenuta anche dallo stretto legame con Marco Marcheselli, il figlio di Leonildo, contribuisce in maniera determinante al ricambio generazionale nella musica da ballo emiliano romagnola. Ogni volta che si esibisce con il suo gruppo, La Filuzzeria, il popolo delle polke e delle mazurke accorre, facendo sempre registrare, nelle sale dove suona, il ‘tutto esaurito’. Suonano con lui nel gruppo, Carlotta Marchesini, pianoforte e voce, Chiara Goldoni, chitarra e basso e Devis Fabbri, batteria

Il 21 novembre terminano gli appuntamenti del festival che ha curato, ‘Filuzzi Mon Amour’ alla Sala Paradiso di San Lazzaro di Savena. Ospite il maestro della fisarmonica Massimo Tagliata.

“Ho scoperto la fisarmonica, e me ne sono innamorato” dice “quando, da bambino, vedevo i miei nonni appassionati ballerini filuzziani danzare. Era come se i loro corpi si fondessero accompagnati dal suono delle orchestre, in balere storiche, proprio come la Sala Paradiso, dove avevano un tavolino riservato e dove adesso torno. È come se rendessi omaggio proprio a loro che mi hanno trasmesso questo amore”.

Che approccio hai alla Filuzzi che, finalmente inizia a incontrare, grazie a musicisti come te, anche un pubblico più giovane, oltre a quello ‘storico’ dei frequentatori delle balere?

“Pensiamo che questa tradizione non sia un reperto museale polveroso, la filuzzi è musica scritta e suonata, come nel caso del maestro Marcheselli, da compositori ed esecutori di grande profondità. Si sono cimentati con l’intrattenimento portando nella musica da ballo tecnica e creatività colta. Suonare la filuzzi non è solo un modo per ricordare un periodo di incredibile vitalità per la musica a Bologna, ma significa anche ricostruire una atmosfera, quella delle balere, che è davvero senza tempo”.

Hai avviato una collaborazione con Marco Marcheselli, per il quale sei il futuro di questa musica

“Poter collaborare con un grande virtuoso dell’organetto bolognese come Marco Marcheselli è per me una continua fonte di ispirazione. Nelle pagine scritte da Leonildo, suo padre, con il quale lui, insieme al fratello Paolo, ha a lungo suonato, c’è la storia della cultura musicale bolognese, le radici, e Marco porta questa tradizione nel presente. È sempre un grandissimo onore poter condividere il palco con lui e insieme abbiamo anche scritto un valzer che abbiamo giù eseguito dal vivo”.

Le serate di Filuzzi Mon Amour, come succede spesso con i tuoi concerti, hanno ospitato artisti e personalità di cultura di diverse provenienze

“La Filuzzi è un sistema culturale ricchissimo e mi piace poterlo portare in scena con chi, come me, ma in maniera differente, la ama. Abbiamo avuto il chitarrista Antonio Stragapede con l’Osteria del Mandolino, ma anche il virtuoso dell’ocarina di Budrio, Emiliano Bernagozzi. Per la serata finale, il 21 novembre, l’ospite sarà Massimo Tagliata, fisarmonicista anche lui, che ha brevettato di recente, dopo due anni di studi e ricerche in un piccolo laboratorio sull’Appennino bolognese, il Fidharmoneon, che nasce dall’unione della fisarmonica con il bandoneòn della tradizione del tango”.

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Circa l'autore

Pierfrancesco Pacoda

Critico musical e saggista, si occupa in particolare delle relazioni tra il suono e le trasformazioni sociali. Ha curato i testi di Tòtt a Balèr, insieme a Paolo e Marco Marcheselli sulla vita e l'arte di Leonildo Marcheselli. Scrive sul Resto del Carlino

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