Quando sono comparsi al Festival di Sanremo del 2021, indossati dai ballerini che si esibivano al fianco di Extraliscio, sono riusciti a trasformare, per pochi minuti, il palco del festival musicale più famoso d’Italia, in una seducente balera, una vertiginosa, edonistica notte romagnola fatta di balli e di polke.
Così i costumi della tradizione della danza romagnola, del liscio, sono usciti dalle sale dove da decenni sono il simbolo di una scena che, adesso come alle sue origini, coinvolge un pubblico di tutte le età.
Il merito è di una signora romagnola, Anna Patuelli, che ha fatto a lungo la sarta, balla valzer e mazurke da quando era una bambina ed è la moglie del Maestro Bruno Malpassi, che cura con dedizione e attenzione filologica, la scuola di ballo Gruppo Folk Italiano alla Casadei, dopo aver vinto nel 1968 il primo campionato romagnolo, in coppia proprio con lei.
Da lì, dopo che tantissimi genitori chiedevano che insegnasse a danzare ai propri figli, l’apertura nel 1973 a Ravenna della scuola e l’inizio della collaborazione con Raoul Casadei, dopo aver frequentato per anni i concerti dell’Orchestra di Secondo.
“Quella dei costumi tradizionali” racconta Anna “è una storia che inizia alla fine degli anni 60, quando l’attenzione per una immagine che rispecchiasse le radici del nostro ballo si era persa e quando si andava nelle sale nessuno faceva attenzione all’abito da indossare”
Sino a quando, proprio nel 1968, a Torino, il gestore di un locale le fa notare che i loro passi di danza sarebbero stati ancora più affascinanti se compiuti con un vestito della tradizione.
“Ho iniziato a fare delle ricerche” dice Anna “passavo giornata intere nelle biblioteche della Romagna per cercare le fonti di ispirazione, i modelli indossati dai contadini che avevano trovato nel ballo la loro bellissima evasione dalla vita quotidiana. Ho studiato ogni singolo capo e ho disegnato i costumi che sarebbero diventati la vera ‘divisa’ dei ballerini di liscio”
Così il liscio è diventato anche una moda, e la signora Anna si ritrovò a vestire generazioni di danzatori.
“Avevamo bisogno” racconta “di abiti caratteristici, ma che dovevano permettere a uomini e donne di muoversi liberamente. Prima le ballerine, ad esempio, usavano le gonne lunghe e i tacchi, che, immancabilmente, si rompevano. Io ho disegnato, partendo dal materiale originale che avevo trovato nei diversi archivi presenti in Regione, delle gonne sopra il ginocchio, con delle camicie bianche a palloncino per uomini e donne, il grembiule giallo e la gonna blu per le signore, con un sottogonna bianco che faceva sembrare tutte le gambe perfette!”. Gli abiti furono indossati per la prima volta nel 1969 alla Sagra del Tartufo di Dovadola.
Questi vestiti ebbero un tale successo che Anna Patuelli decise di brevettarli e sono il simbolo del ballo liscio immediatamente riconoscibile. “Da allora dice “sono rimasti invariati, abbiamo apportato solo qualche modifica negli ornamenti, come dei fiorellini ricamati e sono gli abiti che vengono indossati in tutte le esibizioni del gruppo di ballo come quella di Sanremo insieme agli Extraliscio. Possono essere utilizzati solo dagli appartenenti al gruppo, è un segno identitario che adesso viene tramandato ai giovanissimi, e sono molti, frequentatori della scuola. Perché ballare fa bene alla salute e allo spirito, io ballo polke e mazurke da quando avevo 9 anni e posso assicurare che sono la migliore medicina possibile!”